Ho trascorso un fine settimana rilassante perché ne avevo
davvero bisogno. Così me ne sono andata in un agriturismo sulle colline pisane:
2km di strada sterrata tra campi di grano e viti rigogliose.
Ad accogliermi una villa toscana con una piscina immersa nel
verde, silenzio rotto solo dalle cicale di giorno e dai grilli di notte.
Pace, tranquillità, aria pulita, il tutto lontano dallo smog
e dal traffico cittadino. Insomma, un oasi paradisiaca in cui ho rilassato la
mente e calmato il corpo.
Il padrone della villa, un signore sui settant’anni (affascinato
dai tatuaggi del mio fidanzato) gestisce l’agriturismo con moglie e figlia, una
signorina non troppo di bell’aspetto, cicciottella dal sorriso facile e dall’aria fiera, sempre
in movimento, strizzata da improbabili costumi da bagno e da parei a fiori. Con
lei, il fidanzato magro ed emaciato, che sembrava più il suo maggiordomo che il
suo “moroso” (come lo chiamava lei, essendo romagnola), comandato a bacchetta
in ogni suo movimento e parola.
Mi chiedevo cosa spinge un ragazzo giovane ed in buona
salute ad accoppiarsi con una simile balenotta signorina “quicomandoio”, ricca
è vero, ma assolutamente insopportabile.
Ho incrociato il ragazzo in un paio d’occasioni e ho colto
in lui un grido silenzioso, che nessuno riusciva a sentire (tranne me).
Per me, quel luogo meraviglioso, è stato una fuga dalla città. Per lui invece una gabbia. Dorata e con piscina, ma pur
sempre una triste, luccicante prigione.
