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mercoledì 19 giugno 2013

Quel giorno a Torino con mia madre ♥♥♥







Ricordo perfettamente, come se fosse ieri, il giorno in cui il mio editore mi chiese di presenziare al Salone del Libro di Torino, con la mia prima opera.
Ero giovanissima, nei fui praticamente travolta e ne fui ovviamente eccitata.
Mia madre, senza neanche avvisarmi, fece i biglietti del treno per Torino.
"Ho deciso di venire con te", mi disse, "Torino è troppo lontana per una signorina in treno da sola".
Eppure ero andata in America ed Inghilterra da sola, ma lei volle accompagnarmi per forza.
Così partimmo prestissimo.
A quei tempi ero una lolita capricciosa e seducente, mia madre lo sapeva bene e cominciò subito ad allontanare eventuali pretendenti nelle cuccette del treno.
Ricordo che avevo una gonna cortissima, maglietta rossa, tacchi altissimi e lei, ovviamente, non approvava che io fossi troppo vistosa.
Il viaggio in treno fu lunghissimo, gli scompartimenti erano affollati, ma il nostro restò miracolosamente vuoto perchè lei, col suo sguardo accigliato, scoraggiava ogni altro passeggero ad entrare.
Ricordo che aveva preparato panini con olio e pomodoro e aveva la borsa piena di succhi alla pesca, neanche fossi una bambina di cinque anni.
Quando arrivammo a Torino, prendemmo subito un taxi per il Lingotto, entrammo con il Pass "Autore" e "Accompagnatore" e cominciammo a girellare per gli stand.
Mia madre era così contenta. Profumata ed elegante, con la sua inseparabile borsa Louis Vuitton e le ballerine color oro.
Incontrai il mio editore, firmai alcune copie del libro e subito fu ora di pranzo.
Ovviamente mia madre voleva mangiare come si deve, al ristorante, seduta. L'accontentai.
Io mi sarei saziata col profumo dei libri, lei invece era una buona forchetta, voleva provare la cucina torinese.
Così pranzammo e, alla fine del nostro pranzetto, mi disse:" Bene, ora andiamo a vedere la Sacra Sindone".
La Sacra Sindone???????
Mamma, sei impazzita? Io non vengo a vedere la Sacra Sindone....chissenefrega. E poi per entrare c'è una lista d'attesa lunghissima, noi non abbiamo prenotato.
Non so come, ma mi ritrovai sul bus verso il lenzuolo di Gesù Cristo.
Arrivati davanti al Duomo, c'era ovviamente una coda interminabile, ma nel giro di due minuti mia madre tornò sventolando due biglietti di ingresso. Non so come era riuscita a trovare posto.
La visita durò un eternità, un ora di pellegrinaggio prima di arrivare davanti all'altare. Io mi lamentavo a voce alta e lei rideva sotto i baffi.
"Dai, fammi contenta, dopo ti compro un regalo". Come si trattano i bambini.
Mia madre fu estasiata davanti a quel lenzuolo, io avevo caldo e mi facevano male i tacchi.
Riprendemmo la strada del ritorno, verso il treno, lei si fermò in un negozio a comprarmi una maglietta rosa.
Durante il viaggio, il nostro scompartimento restò vuoto, io mi distesi e dormii, accorgendomi poco prima di prendere sonno, che si sfilò il cardigan azzurro per posarmelo sulle cosce nude, coprendomi dagli sguardi dei suoi tanto temuti malintenzionati.